ex-moi migrants
64 images Created 7 May 2013
Sabato 30 marzo 2013, circa duecento profughi dell'emergenza Nord Africa occupano due palazzine dell'Ex-Moi, le costruzioni del villaggio olimpico vicino alla stazione Lingotto di Torino.
È la reazione alle fragili risposte del mondo politico ad una difficile situazione sociale ed umanitaria.
Dietro a questo gesto si cela infatti una storia più che un semplice fatto di cronaca locale. Il primo capitolo è datato 2011, anno in cui si scatenano le primavere arabe.
Uomini e donne sono costretti ad abbandonare il nord africa; spinti al largo da violenze e minacce dopo viaggi estenuanti giungono in Italia. Si tratta della ritorsione di Mu'hammar Gheddafi a seguito dell'ingresso in guerra della NATO. I migranti sbarcati in Sicilia vengono assistiti e assegnati dal Ministero dell'Interno alle diverse regioni ed affidati ad una gestione spesso carente.
I siti abitativi scelti veicolano spesso in modo casuale la possibilità di integrazione offerta a queste persone in base alla loro maggiore o minore centralità nella geografia gattopardiana del Bel Paese.
I servizi socio-assistenziali italiani raggiungono solo in minima parte gli obiettivi prefissi in partenza: la formazione professionale e l'insegnamento della lingua non includono, ma limitano l'integrazione costringendo le persone ad un limbo civile frutto di altalenanti gestioni.
Ad inizio primavera 2013 si conclude, come da programma ministeriale, l'Emergenza Nord Africa, che termina con la chiusura dei centri d'accoglienza; o, per meglio dire, si posticipa la chiusura di qualche settimana per individuare l'epilogo ad un nodo gordiano di difficile soluzione.
La regione Piemonte garantisce 500 euro a persona, una liquidazione per essere usciti dai siti che per due anni sono stati parcheggio temporaneo per centinaia di persone.
Dopo alcune settimane di sistemazioni precarie un gruppo di migranti, occupa quindi le palazzine dell'Ex-Moi. Cominciano giornate di inserimento negli appartamenti e nelle stanze che furono dei più grandi atleti del mondo durante le olimpiadi di Torino 2006, e momenti di assemblee e di manifestazioni per rivendicare i diritti che sono stati negati loro nel corso del tempo.
La coabitazione all'interno delle palazzine non è questione immediata, basti pensare che si parla all'incirca di una ventina di etnie differenti poste sullo stesso pianerottolo o nello stesso cortile; inoltre, a seguito delle numerose richieste di ingresso, il 7 aprile 2013 è stata occupata una terza palazzina, accrescendo il lavoro di gestione ed organizzazione delle numerose realtà sociali che si occupano della situazione al villaggio olimpico.
In questa galleria sono rappresentati i volti dei quasi quattrocento occupanti dell'Ex-Moi e alcuni scorci quotidiani presso questo complesso edilizio. È la storia di una contingenza storica in divenire, che racchiude molte narrazioni individuali, è una storia che accomuna diverse storie in corso d'opera.
È la reazione alle fragili risposte del mondo politico ad una difficile situazione sociale ed umanitaria.
Dietro a questo gesto si cela infatti una storia più che un semplice fatto di cronaca locale. Il primo capitolo è datato 2011, anno in cui si scatenano le primavere arabe.
Uomini e donne sono costretti ad abbandonare il nord africa; spinti al largo da violenze e minacce dopo viaggi estenuanti giungono in Italia. Si tratta della ritorsione di Mu'hammar Gheddafi a seguito dell'ingresso in guerra della NATO. I migranti sbarcati in Sicilia vengono assistiti e assegnati dal Ministero dell'Interno alle diverse regioni ed affidati ad una gestione spesso carente.
I siti abitativi scelti veicolano spesso in modo casuale la possibilità di integrazione offerta a queste persone in base alla loro maggiore o minore centralità nella geografia gattopardiana del Bel Paese.
I servizi socio-assistenziali italiani raggiungono solo in minima parte gli obiettivi prefissi in partenza: la formazione professionale e l'insegnamento della lingua non includono, ma limitano l'integrazione costringendo le persone ad un limbo civile frutto di altalenanti gestioni.
Ad inizio primavera 2013 si conclude, come da programma ministeriale, l'Emergenza Nord Africa, che termina con la chiusura dei centri d'accoglienza; o, per meglio dire, si posticipa la chiusura di qualche settimana per individuare l'epilogo ad un nodo gordiano di difficile soluzione.
La regione Piemonte garantisce 500 euro a persona, una liquidazione per essere usciti dai siti che per due anni sono stati parcheggio temporaneo per centinaia di persone.
Dopo alcune settimane di sistemazioni precarie un gruppo di migranti, occupa quindi le palazzine dell'Ex-Moi. Cominciano giornate di inserimento negli appartamenti e nelle stanze che furono dei più grandi atleti del mondo durante le olimpiadi di Torino 2006, e momenti di assemblee e di manifestazioni per rivendicare i diritti che sono stati negati loro nel corso del tempo.
La coabitazione all'interno delle palazzine non è questione immediata, basti pensare che si parla all'incirca di una ventina di etnie differenti poste sullo stesso pianerottolo o nello stesso cortile; inoltre, a seguito delle numerose richieste di ingresso, il 7 aprile 2013 è stata occupata una terza palazzina, accrescendo il lavoro di gestione ed organizzazione delle numerose realtà sociali che si occupano della situazione al villaggio olimpico.
In questa galleria sono rappresentati i volti dei quasi quattrocento occupanti dell'Ex-Moi e alcuni scorci quotidiani presso questo complesso edilizio. È la storia di una contingenza storica in divenire, che racchiude molte narrazioni individuali, è una storia che accomuna diverse storie in corso d'opera.