fringe
146 images Created 12 May 2019
RITRATTI DI TEATRO
Capita con assoluta frequenza di accendere i nostri telefoni per fotografare noi stessi o gli altri. Perché poi, alla fin fine, il ritratto è una delle forme più praticate di immagine. Un'abitudine quotidiana.
Lo facciamo per affermare di esser stati qua o là, alla ricerca della giusta posa, o magari nascondendo un'espressione per una più immediata, come prova, più in generale, di esserci.
Ma “farsi un selfie” è un'esperienza diversa dal trovarsi di fronte ad un fotografo -ma non nel senso di meglio o peggio: altra. E come fotografo ciò che mi affascina in primis del ritratto è questo incontro. Fotografare l'altro diventa una sorta di seduta (pseudo, ovviamente) psicologica in cui due, o più, persone sono in qualche modo spinte a togliersi la maschera. O magari giocarci. C'è bisogno del giusto tempo -materiale raro- del giusto spazio e poi di comporre la luce. E dato che siamo di fretta anche una sola luce va benissimo.
Fotografare gli attori e le compagnie durante il Fringe è stato questo. Frugare spazi dietro le quinte, nicchie, magazzini o depositi che le diverse location del festival offrivano. Incontrare poi sconosciuti con cui tessere discorsi importanti partendo dai temi dei loro spettacoli e delle loro proiezioni -di attualità, urgenti e più coraggiosi rispetto a tanti prodotti mainstream. Garantire che non si trattava di una intervista video, ma cercare di buttarla sul “sto semplicemente cercando di congelare quel frammento di te che, mi auguro, resterà”.
Come immaginavo si è trattato di incontri intensi e belli. La presente è una selezione del risultato.
Grazie quindi a tuttÉ™ coloro che sono riuscito ad incontrare, a chi mi ha supportato per il progetto e al Fringe per questa occasione.
Capita con assoluta frequenza di accendere i nostri telefoni per fotografare noi stessi o gli altri. Perché poi, alla fin fine, il ritratto è una delle forme più praticate di immagine. Un'abitudine quotidiana.
Lo facciamo per affermare di esser stati qua o là, alla ricerca della giusta posa, o magari nascondendo un'espressione per una più immediata, come prova, più in generale, di esserci.
Ma “farsi un selfie” è un'esperienza diversa dal trovarsi di fronte ad un fotografo -ma non nel senso di meglio o peggio: altra. E come fotografo ciò che mi affascina in primis del ritratto è questo incontro. Fotografare l'altro diventa una sorta di seduta (pseudo, ovviamente) psicologica in cui due, o più, persone sono in qualche modo spinte a togliersi la maschera. O magari giocarci. C'è bisogno del giusto tempo -materiale raro- del giusto spazio e poi di comporre la luce. E dato che siamo di fretta anche una sola luce va benissimo.
Fotografare gli attori e le compagnie durante il Fringe è stato questo. Frugare spazi dietro le quinte, nicchie, magazzini o depositi che le diverse location del festival offrivano. Incontrare poi sconosciuti con cui tessere discorsi importanti partendo dai temi dei loro spettacoli e delle loro proiezioni -di attualità, urgenti e più coraggiosi rispetto a tanti prodotti mainstream. Garantire che non si trattava di una intervista video, ma cercare di buttarla sul “sto semplicemente cercando di congelare quel frammento di te che, mi auguro, resterà”.
Come immaginavo si è trattato di incontri intensi e belli. La presente è una selezione del risultato.
Grazie quindi a tuttÉ™ coloro che sono riuscito ad incontrare, a chi mi ha supportato per il progetto e al Fringe per questa occasione.