suburban portraits
24 images Created 10 Apr 2014
da èBiella, di Fabrizio Lava
L’approccio fotografico apparentemente immediato non deve tradire l'implicita e forte dichiarazione della composizione di Ritratto Suburbano. Per essere compreso appieno il progetto necessita di una una lettura simbiotica immagine-didascalia, in cui si risponda al cortocircuito che nasce dal confronto di questi due elementi. L’autore così descrive il suo approccio: "le periferie (come indeterminatezza rispetto al centro cittadino o ad altri elementi di identità delle città - come le fabbriche nel caso di Biella) vengono quindi intese come luoghi di passaggio, punti di transito; non hanno tendenzialmente caratteri definiti come invece è proprio dei centri cittadini. Il punto è che cambiare una didascalia con un’altra corrisponde a non denotare quel luogo, ma a disperderlo: a definire con un nome un altro posto, a far perdere di forza un nome". Spaesamento, non luoghi, periferia uguale ad altre miIle periferie, Italia, Europa, mondo, non importa, la periferia è periferia per Matteo, così la spersonalizza ancora di più con incontri casuali, con scatti neutri perché il ragionamento arrivi meglio allo spettatore, non si faccia distrarre dall’esercizio di stile del singolo scatto, magari ammiccante, magari furbo, magari provocatore. Qui è la complessiva lettura dell’installazione fotografica - perché di questo in fondo si tratta - che deve essere giudicata, vista, compresa e assimilata. Un messaggio chiaro all’urbanista, al legislatore: in un processo di riqualificazione di una città, è bene cercare di renderla il meno possibile l’una uguale all’altra, perché altrimenti il rischio è che di quella periferia non ci si appropri, e quindi prima o poi la si butti via.
L’approccio fotografico apparentemente immediato non deve tradire l'implicita e forte dichiarazione della composizione di Ritratto Suburbano. Per essere compreso appieno il progetto necessita di una una lettura simbiotica immagine-didascalia, in cui si risponda al cortocircuito che nasce dal confronto di questi due elementi. L’autore così descrive il suo approccio: "le periferie (come indeterminatezza rispetto al centro cittadino o ad altri elementi di identità delle città - come le fabbriche nel caso di Biella) vengono quindi intese come luoghi di passaggio, punti di transito; non hanno tendenzialmente caratteri definiti come invece è proprio dei centri cittadini. Il punto è che cambiare una didascalia con un’altra corrisponde a non denotare quel luogo, ma a disperderlo: a definire con un nome un altro posto, a far perdere di forza un nome". Spaesamento, non luoghi, periferia uguale ad altre miIle periferie, Italia, Europa, mondo, non importa, la periferia è periferia per Matteo, così la spersonalizza ancora di più con incontri casuali, con scatti neutri perché il ragionamento arrivi meglio allo spettatore, non si faccia distrarre dall’esercizio di stile del singolo scatto, magari ammiccante, magari furbo, magari provocatore. Qui è la complessiva lettura dell’installazione fotografica - perché di questo in fondo si tratta - che deve essere giudicata, vista, compresa e assimilata. Un messaggio chiaro all’urbanista, al legislatore: in un processo di riqualificazione di una città, è bene cercare di renderla il meno possibile l’una uguale all’altra, perché altrimenti il rischio è che di quella periferia non ci si appropri, e quindi prima o poi la si butti via.